EMOZIONI SENTINELLA NEL CAREGIVING - 1a parte
In quanto caregiver, seppur di 2° livello, ho
avuto bisogno in alcuni momenti di confrontarmi con altri caregiver condividendo
momenti difficili, dubbi, informazioni utili.
I social media rappresentano un’efficace piattaforma per la costituzione
di gruppi AMA ( auto mutuoaiuto) che
seppur virtuali facilitano una connessione empatica in taluni momenti
salvifica. Ho avuto modo dunque
di constatare come il caregiver provi in modo piuttosto sistematico alcune emozioni la cui gestione diventa
strategica per il caregiver e per
la relazione con il familiare assistito.
L'elenco non è certo esaustivo ma le emozioni di cui parlo mi appaiono come le più frequenti e forse le più amare.
1) Risentimento:
il caregiver impegnato per lungo tempo e per molte ore al giorno nei carichi di
cura prova spesso un sentimento di rivalsa e rancore causato dalla sensazione di essere ingiustamente lasciato solo ad affrontare la tempesta. Il rancore provato può avere
destinatari diversi ; il sistema di welfare, altri familiari meno presenti o il familiare assistito
considerato talvolta colpevole di aver disatteso a progetti di vita
condivisi e ormai visti come irraggiungibili
2) Rabbia: che la causa scatenante sia un fatto (
mancanza di sonno, aggressività verbale del familiare assistito,
intoppi burocratici , frizioni relazionali con altre persone coinvolte
nell’assistenza) o lo stile di vita ( spesso i caregiver usano l’espressione “
arresti domiciliari” per descrivere la loro condizione), la rabbia è
un’emozione viva e frequente . Il caregiver si arrabbia silenziosamente anche con sé stesso
per comportamenti agiti non rispondenti
al modello atteso di familiare presente ed amorevole nonostante tutto.
3)
Ansia e
preoccupazione: il caregiver coniuge diventa tale spesso in età non più
giovane . Il lavoro di cura arriva dunque quando non si è magari in buonissima
salute, quando la vista e l’udito iniziano a non essere perfetti e si è persa
l’agilità di un tempo . Come far fronte alle innumerevoli esigenze dettate da
una tabella di marcia inflessibile e costante (igiene personale,
somministrazione di farmaci, alimentazione e gestione della dieta,
movimentazione, spesa, colloqui medici, incombenze burocratiche, gestione di caregiver formali,
esternalizzazione dell’assistenza, colloqui medici)? E nei casi di caregiver
ancora impegnati professionalmente come
non disattendere alle responsabilità lavorative? Come far coesistere la
presenza nella cura di un genitore anziano ed il proprio ruolo di marito,
moglie, padre o madre ?
4) Solitudine:
il costante e lungo impegno di cura porta il caregiver molto spesso a dover
rinunciare a momenti di relazione e scambio sociale. Capita inoltre che la manifestazione di comportamenti aggressivi o socialmente
riprovevoli (es.: linguaggio volgare) legati alla malattia diventi motivo di
imbarazzo o vergogna e quindi di diminuzione considerevole di contatti con l'esterno
5) Senso di
colpa : ho sentito alcuni caregiver
esprimersi così: “Ho ricoverato
mio marito in una struttura di sollievo, perché ero esausta dalle cure continue
e dal suo rifiuto ostinato di collaborare. Ed adesso invece di provare sollievo
provo un acuto senso di colpevolezza. Ma allo stesso tempo ho bisogno di
allontanarmi per un po’ dai problemi che erodono la mia serenità.Non so più
come comportarmi”. Oppure: “Mia moglie è da qualche settimana in una
casa di riposo lontana dalla città in cui vivo. Mi sento così triste e
colpevole di averla ricoverata lì, che vado ogni giorno a trovarla per farmi
perdonare, percorrendo chilometri in autobus o in treno. Sono esausto. Non godo
di nessun senso di sollievo. E quando torno a casa, la solitudine mi è
insopportabile”. Oppure: ”Ho lasciato mio marito una settimana con la badante
che è bravissima ed è ormai di famiglia. Avevo bisogno di curarmi. Come starà?
Si ricorderà di me quando torno. Il senso di colpa per non
essere o sembrare all’altezza del compito, per il desiderio di distacco e allontanamento
dal malato o per il difficile governo di
un equilibrio tra ruoli diversi (es. caregiver figlia, ma anche moglie, madre e
lavoratrice) sono per il prestatore di cura famigliare una costante.
6) Tristezza:
al di là dei frequenti momenti di tristezza legati alla solitudine, alla
comparsa di un nuovo sintomo, alla consapevolezza circa la progressione magari
lenta ma inesorabile della malattia, un fattore che molto incide sulla
comparsa di questa emozione è il senso di perdita quotidiano, ripetuto e frammentat.
Come fare a governare tutte queste emozioni? Cosa fare di tutte queste emozioni?
Come fare a governare tutte queste emozioni? Cosa fare di tutte queste emozioni?
Poiché le emozioni sono, per
usare un’immagine di Marshall B. Rosenberg, come le spie che si accendono sul
cruscotto della nostra macchina, ogni sentimento sopra descritto parla di un bisogno non soddisfatto. Emozioni sentinella dunque , che ci parlano di noi ...Al prossimo post.
Valeria
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